Lo Shiatsu: una questione di dialogo
DIALOGO TRA TATTO INTERNO E TATTO ESTERNO
Percezione e filosofia buddista
Proviamo adesso ad approfondire il concetto di percezione secondo la filosofia buddista (anch’essa di riferimento nella c.d. “scienza dello Shiatsu”). Secondo gli insegnamenti del Buddha (che non vanno accettati per fede ma vanno esperiti) la volizione orienta la coscienza, che attiva la percezione della sensazione.
Ma quando parliamo di volizione [4] non ci riferiamo solo alla volontà conscia che è alla base delle nostre azioni, bensì ad una forza che nella stragrande maggioranza dei casi sfugge al nostro controllo, e che orienta in modo inconsapevole il nostro agire in ogni istante della nostra vita.
Prima di tutto è importante precisare che, sempre secondo la filosofia buddista, non esiste una sola coscienza, bensì una per ogni senso, ed inoltre i sensi non sono cinque, come comunemente siamo abituati a pensare, ma sei, in quanto anche la ‘mente’ è un senso, che è in grado di percepire le forme mentali (idee, pensieri…).
Percezione: l’esempio della lettura
Proviamo ad esplorare il concetto con un esempio: mentre noi stiamo leggendo un libro (come questo articolo!), siamo stimolati su più vie sensoriali: “tocchiamo” il libro, “guardiamo” il testo, “pensiamo” a quello che stiamo leggendo.
L’attenzione si focalizza là dove la coscienza attiva la percezione: mentre siamo totalmente assorbiti dalla lettura per esempio non abbiamo più ‘coscienza’ del fatto che stiamo anche toccando il libro. In quel momento la volizione sta orientando la coscienza esclusivamente sulla percezione mentale in funzione del testo.
Nel corso della lettura però siamo continuamente bombardati da stimoli sensoriali, che arrivano dall’esterno (un rumore, un profumo), o dall’interno (idee, sensazioni fisiche), se non li percepiamo vuol dire che la nostra concentrazione è alta (la volizione è ferma sulla percezione mentale del testo), se viceversa li percepiamo allora in quel preciso momento vuol dire che stiamo sospendendo la percezione mentale sul testo perché si stanno attivando altre coscienze, che ci fanno percepire altre sensazioni, che, in relazione alla lettura, possiamo considerare distrazioni. Noi non “volevamo” che ciò accadesse, eppure è accaduto, ed accade continuamente.
Spesso e volentieri siamo costretti a rileggere un passaggio del testo, perché lo guardavamo ma non lo percepivamo più, in quanto stavamo pensando a nostre idee o addirittura percepivamo stimoli provenienti dall’ambiente. È solo la percezione che ci fa conoscere il fenomeno, quindi mentre sospendiamo la percezione, smettiamo di conoscerlo. Rendercene conto rinforza la volizione, che altrimenti orienta le varie coscienze sensoriali senza sosta (perché come dice il Buddha, l’essere umano è assetato di sensazioni), portandoci continuamente “altrove” rispetto al momento presente. La capacità di concentrazione, cioè di focalizzare l’attenzione sul fenomeno che stiamo ‘osservando’, è una qualità che cresce in funzione delle pratiche di consapevolezza che adottiamo (per esempio attraverso la meditazione).
Quando detto accade puntualmente anche quando stiamo parlando con qualcuno, ma anche, e qui veniamo allo shiatsu, mentre stiamo toccando una persona.
La percezione nello shiatsu
Quando detto accade puntualmente anche quando stiamo parlando con qualcuno, ma anche, e qui veniamo allo shiatsu, mentre stiamo toccando una persona.
Mentre stiamo facendo una pressione shiatsu (ma questo vale per tutte le discipline corporee), in pratica è come se stessimo leggendo un libro, solo che la priorità dell’ascolto va alla percezione tattile. Riuscire a rimanere concentrati sviluppa la capacità di percepire la reazione che si attiva quando i due campi energetici (l’operatore e il ricevente) entrano in contatto. In gergo la reazione di cui parliamo viene chiamata “risposta”, e anche se i criteri operativi usati per attivarla varia da stile a stile, la presenza mentale è sempre determinante nel qualificarla.
Un recentissimo studio ha dimostrato come l’attenzione tattile dell’operatore (nella fattispecie si parlava di osteopatia) determina gli effetti del tocco continuato sulla connettività funzionale del cervello del ricevente. [5]
Più precisamente, l’operatore shiatsu attraverso la pressione propone un modello energetico di riferimento più armonico al sistema energetico del ricevente, il quale a sua volta reagisce; questa relazione che viene quindi ad instaurarsi fra operatore e ricevente qui la chiamiamo “dialogo”, nel senso che l’operatore non impone un proprio modello, bensì lo propone, e il sistema che lo riceve sarà in grado quindi di accoglierlo in funzione delle proprie capacità, quanto più la proposta sarà coerente col bisogno del ricevente, tanto più questi l’accoglierà. Ma la coerenza della proposta dipenderà esclusivamente dalla capacità percettiva coinvolta, a cominciare dall’operatore. A questo punto è intuitivo comprendere che un “tocco distratto” potrà risultare eccessivo (doloroso) o insufficiente (frustrante).